I recenti fatti di Castellamare di Stabia, in cui un’insegnante è stata arrestata per presunte gravi molestie sui suoi alunni, hanno particolarmente interessato l’opinione pubblica.
L’incredulità delle persone rispetto ad abusi sui minori è comprensibile e doverosa. In questo caso però vi è un elemento distopico che caratterizza questa storia, il “mostro” è una donna.
Siamo purtroppo abituati ad immaginare la figura del pedofilo che irretisce bambini o giovani adolescenti come un uomo. È davvero così? Il fenomeno bieco della pedofilia è unicamente prerogativa maschile? Ebbene non è così, la pedofilia messa in atto dalle donne corrisponde a circa il 20 % degli abusi sessuali contro i minori, dato diramato da Scotland Yard sulla base delle denunce raccolte in Inghilterra, 2013.
In Italia, purtroppo non esiste una banca dati sulle violenze sui minori, si stima al 4\5% la pedofilia femminile sui casi giunti alle Forze dell’Ordine (Fonte: rapporto 2020 della direzione centrale della Polizia criminale, Servizio analisi criminale, Ministero dell’Interno).
La negazione della pedofilia femminile
Sicuramente un ruolo fondamentale nella negazione del fenomeno della pedofilia femminile è giocato dalla cultura. Infatti la donna viene descritta e immaginata come la dolce madre accudente che ha come principale obiettivo di vita la crescita e la cura dei bambini.
Il genere femminile viene storicamente percepito come asessuato, senza particolari istinti sessuali che vengono attribuiti con più facilità al maschio. La biologia e la psicologa ci riportano dati opposti al sentire comune.
L’uomo e la donna, seppur presentano importanti differenze circa la manifestazione del desiderio sessuale, hanno entrambi pulsioni, desideri ed agiti a carattere sessuale.
Per fare chiarezza è doveroso descrivere qual è il comportamento sessuale che potremmo definire normale cioè quello socialmente e giuridicamente accettato che interessa sia uomini che donne:
“Un qualsiasi intenso e persistente interesse sessuale per la stimolazione genitale o i preliminari sessuali con partner umani fenotipicamente normali, fisicamente maturi e consenzienti” (DSM V tr).
Quando le fantasie sessuali e conseguentemente il desiderio e la stimolazione fisica riguardano oggetti o persone non prettamente sessuali si parla di Parafilia.
È questo il caso della pedofilia definita a livello internazionale come un’eccitazione e piacere sessuale da fantasie, desideri o comportamenti relativi ad attività sessuali con bambini prepuberi, in genere di età inferiore ai 13 anni.
In questa definizione non si parla mai di una differenza tra maschio e femmina nell’azione pedofila né nella vittima che lo subisce. Infatti a livello scientifico non si riscontrano differenze particolari di incidenza sulle parafilie, sono un fenomeno che riguarda sia gli uomini sia le donne. Pertanto l’abuso sessuale su sun bambino o un minore può essere fatto anche dalle donne.
Donne che abusano, un fenomeno sommerso
Dopo aver fatto chiarezza possiamo ora inoltrarci nel fenomeno sommerso che è la pedofilia femminile. Lo definisco sommerso perché purtroppo è un fenomeno che generalmente non emerge alle cronache o alle narrazioni collettive, nella maggioranza dei casi resta relegato alle mura domestiche perché la donna pedofila, a differenza dell’uomo, gode di tutele maggiori che giustificano il legame e il tempo trascorso in compagnia di bambini o ragazzini.
Per la nostra cultura e società a cui apparteniamo è normale che una donna dimostri interesse per l’infanzia e desideri trascorre molto tempo nell’accudimento dei bambini, anche non suoi. Non ci stupiremmo quindi di vedere una signora fare il bagnetto ad un bambino e se questa signora si dilunga un po’ troppo nel lavare le parte intime di tale bambino forse neanche ce ne accorgeremmo.
Se invece a fare questa operazione fosse un uomo le nostre antenne si alzerebbero in modo istintivo e presteremmo grande attenzione ad ogni gesto mostrato da tale signore nei confronti del bambino.
Quindi le donne pedofile godono di una inconsapevole protezione molto maggiore rispetto agli uomini pedofili.
Il ciclo “Abusante-abusato” e il fenomeno della “Para-Pedofilia”
Possiamo chiederci se le cause che spingono il pedofilo o la pedofila ad agire siano le stesse. Gran parte degli studiosi sul tema ritengono che un ruolo importante ma non determinante sia giocato dal ciclo “Abusante-abusato”. Spesso i soggetti, maschi e femmine, che commettono atti sessuali sui bambini hanno sperimentato violenze ed abusi nella loro infanzia.
È dimostrato che crescere in un clima familiare ostile e violento può contribuire a creare futuri offender. Questa non vuole essere una giustificazione del comportamento violento ma una maggior comprensione e conoscenza del fenomeno con la possibilità e la speranza di prevenire e arginare per tempo situazioni difficili.
Alcuni autori sostengono che il 100% delle donne sex offender ha avuto un passato caratterizzato da abusi sessuali infantili (Knop e Lacke, 1987).
Questi dati vanno interpretati in modo cauto e prevederebbero ulteriori verifiche ma la componente di potere nel ciclo di abuso risulta essere molto importante per spiegare il fenomeno.
Infatti, così come per gli uomini, vi sono casi in cui l’esercitare potere su una vittima risulta essere più soddisfacente rispetto all’impulso sessuale di per sé, è bene ricordare che non necessariamente il soggetto pedofilo raggiunge l’orgasmo agendo la violenza.
Un altro fattore importante nel fenomeno del genere femminile legato alla pedofilia, che vede le donne più soggette, è rappresentato dalla Para-Pedofilia. Quest’ultima è in sostanza “il voltarsi dall’altra parte”, il “far finta di non vedere”.
Nei casi in cui una madre si trovi a sospettare o intuire che un familiare o conoscente possa avere attenzioni malevole nei confronti del figlio, è più semplice ignorare il fenomeno anziché affrontarlo apertamente. Il discorso si potrebbe allargare alle motivazioni alla base di tale fenomeno poiché entrerebbero in campo elementi socioeconomici relativi alla situazione della donna e al patriarcato. Tali elementi appena citati meriterebbero un approfondimento dedicato ma l’intento di questo articolo è unicamente quello di presentare la pedofilia femminile e i fenomeni ad essa collegati.
I danni degli abusi
Resta il fatto indiscutibile che l’incidenza della pedofilia femminile risulta essere minore rispetto al suo corrispettivo maschile ma indubbiamente è molto più numerosa e presente rispetto a quello che pensiamo.
Alcuni dati allarmanti, sulla base di stime circa la realtà del fenomeno, ritengono che per ogni 3 abusi su minorenni messi in atto da uomini, ve ne sia 1 agito da una donna (Fruet, 2008).
Inoltre sappiamo i danni che un abuso sessuale provoca nella vittima sono importanti e indelebili ma quando l’abuso è commesso da una donna tale danno risulta essere più difficilmente elaborabile per chi lo subisce. C’è minore comprensione di aver subito un gesto inappropriato perché è la stessa società a non vedere il fenomeno.
Questo provoca nel bambino grande confusione e malessere perché non riesce a comprendere ed elaborare i sentimenti negativi e la sofferenza che deriva dall’abuso vissuto ad opera di una donna.
Quindi cosa possiamo fare oggi per non farci cogliere impreparati? Sicuramente allenare la nostra mente a ragionare al di fuori degli stereotipi che inevitabilmente la cultura ci ha insegnato. Non sempre il cattivo è un uomo.
È utile seguire le piccole percezioni che ognuno di noi può avere circa la correttezza di un comportamento o di una rapporto tra un bambino e un adulto, maschio o femmina che sia.
Non pensiamo per compartimenti stagni secondo cui un abuso è tale solo se vi è violenza o se a metterlo in pratica è una specifica categoria umana.
Ogni qual volta si ha il sentore di qualche atteggiamento scorretto è sempre bene approfondire e non voltarsi dall’altra parte.
Per maggiori informazioni contatta La Caramella Buona
Se sei vittima di un abuso, oppure conosci qualcuno vittima di abusi, ricorda che, la prima cosa da fare, è contattare le Forze dell’Ordine facendo presente la situazione.
Qualora dovessi sentire la necessità di un supporto morale per intraprendere questo percorso potrai contattare La Caramella Buona al numero verde 800.311.960, oppure attraverso gli altri contatti presenti sul nostro sito.
Per maggiori informazioni visita la nostra pagina FAQ.
Dott.ssa Giulia Messori
Psicologa in Formazione e Criminologa

Giulia Messori